Quando la paura diventa interessante
- Guzza
- 7 ott 2019
- Tempo di lettura: 5 min
The Fiend è senza dubbio il prodotto più interessante in WWE. Cos'ha in comune con l'Attitude Era e, soprattutto, è davvero pronto per lo Universal Champioship?
Il mondo nel 1999 viveva un'epoca di sconvolgimenti di cui, forse, solo oggi riusciamo a capire la portata. E mi sembra normale. Senza stare a parlare di geopolitica, basti dire semplicemente che c'era ancora la Jugoslavia e, in quell'anno in particolare, nasceva l'Euro. Al cinema uscita un filmetto niente male di nome Matrix ed in Estate la Microsoft rivoluzionava il modo di comunicare con l'uscita di MSN. Cioè, voi ve lo ricordate MSN? L'odioso "trillo" come surrogato dello "squillo" che racchiudeva in sé tutta una serie di concetti filosofici. E' stato l'inizio della fine, sì, ma quanto cazzo era bello lo stesso MSN?!
Il mondo, insomma, si affidava alle icone della propria cultura pop per far fronte alla follia di fine millennio con il colpo di coda più clamoroso nella storia dei colpi di coda.
Anche nel wrestling era tutto diverso.
Il 4 gennaio, durante una puntata di WCW Monday Nitro, l'idea brillante di spoilerare un match in diretta televisiva fece cambiare canale a più di 600.000 spettatori. Sì, perché nel frattempo, a Raw Is War, Mankind (aka Mick Foley) vinceva il suo primo WWF Championship in quello che è considerato come l'inizio della fine della Monday Night War ed uno dei punti più alti dell'Attitude Era. E noi siamo lì, in quel momento: Mankind infila il suo Mr. Soko in bocca a The Rock e il tempo si ferma. Come se andassimo ad 88 miglia orarie e ci trovassimo con il culo poggiato sui sedili della DeLorean, veniamo proiettati in un Ritorno al Futuro. Un altro braccio, un'altra mano, un altro ring con un altro avversario. Bray Wyatt nella sua ennesima vita sta mandando al tappeto Seth Rollins, WWE Universal Champion, con il suo Mandible Claw. Dimostrazione di forza in vista di Hell in a Cell, dove i due si sfideranno nella gabbia infernale per il titolo più importante di casa Stamford.
The Fiend.
Così si chiama la nuova identità di Wyatt. Nata da lontano, in un promo del 2015 dove il leader della Wyatt Family parlava di "The Man in the Woods". Un essere misterioso dalla doppia personalità, che assale i propri nemici e li abbatte con una Mandible Claw. Vi suona familiare? Riflettendoci bene vi sembra davvero (davvero?) così diversa come idea rispetto a quella di un pazzo schizofrenico che va in giro a parlare con ratti e calzini e che amava infliggere dolore a sé stesso e agli altri? Bray Wyatt, pur nelle ovvie e naturali differenze tra due epoche troppo diverse per essere formalmente simili, ha portato in questa WWE quel pizzico di Attitude Era di cui tutto il movimento ha un disperato bisogno. E' chiaro, ovvio, sotto gli occhi di tutti come i promo della sua Firefly Fun House (citazione geniale sulla falsariga di Mr. Rogers' Neighborhood) stiano catalizzando l'attenzione in ogni singolo show di una WWE che non accenna a riprendersi dallo sbando totale degli ultimi anni. Una ventata d'aria fresca in un prodotto stantio, che strizza l'occhio a quella che tutti ricordano come l'epoca d'oro del wrestling.
Ma attenzione, guai a pensare che questo articolo parli di un ritorno dell'Attitude Era.
Anzi. Bisogna essere franchi: siamo nel 2020 e siamo tutti nostalgici a nostro modo, ma è sbagliato pensare che quel tipo di prodotto sia attuale, moderno. Andava bene per gli anni '90, benissimo in un momento in cui era necessario puntare su ogni stilla di creatività per vincere una guerra di ascolti e che ha visto nascere personaggi e fazioni che hanno incarnato perfettamente lo spirito di quell'epoca. Oggi c'è bisogno di altro. Dall'Attitude Era bisogna prendere spunto, non copiarla pedissequamente. Spunto nella libertà creativa, nella mancanza di paura (e, a volte, di senno) nel puntare su un'idea che può essere geniale o, almeno, diversa dal solito.
Questo è The Fiend.
Un'idea geniale, diversa, assolutamente coerente con questo decennio degli anni 2000 in cui le certezze vengono meno ed il mondo virtuale ci costringe a viaggiare ad una velocità che non ci appartiene davvero. Un prodotto "smart", inteso come furbo e allo stesso tempo fruibile, comodo, rapido. Rifarsi all'Attitude Era porterebbe oggi alla creazione di personaggi tutti uguali nel tentativo di risultare "veri" o "alternativi" o, peggio, delle copie di grandi del passato di cui ci si stuferebbe presto. Ci vuole inventiva, quella che ha avuto Husky Harris nel reinventarsi dopo la fine ingloriosa dell'Eater of Worlds, dopo una spirale ridicola fatta di job assurdi e tag team improbabili (DELETE!!! DELETE!!! DELETE!!!). Un nuovo personaggio che unisce tutti i puntini suo passato e che gli ha concesso un lusso che in WWE viene dato solo ai più grandi: la più completa e totale carta bianca nella creazione dei promo e nella gestione del suo personaggio. Un lusso che Wyatt ha ripagato (e sta ripagando) alla grandissima mostrando il suo genio e la sua grande abilità attoriale.
Non è Mankind, non sarà mai Kane e non vuole fingere di essere Undertaker: è The Fiend, quell'uomo della foresta da cui Abigail lo metteva in guardia, salvo poi rivelargli essere lui stesso. Una deviazione della sua mente, che si è vendicato di tutti quelli che gli hanno fatto un torto (il suo Wall Of Friendship), Abigail e sé stesso compresi, con tanto di testa mozzata del "fu" Wyatt a fare da lanterna. E che l'ha portato ad essere il personaggio più in vista della federazione, ad un passo da un nuovo titolo mondiale. Non è un ritorno all'Attitude Era. E non deve esserlo. E' semplicemente un assaggio di quello di cui abbiamo disperato bisogno in questo momento: novità, creatività, carisma.
E qui, il secondo ed ultimo punto della questione su cui si sta sbranando il wrestling web: Wyatt/Fiend è pronto per il titolo mondiale?
A modesta opinione di chi vi parla, assolutamente sì. Ed il perché è presto detto.
Innanzitutto, proprio in virtù di quanto detto fino ad ora, The Fiend non è una trovata dell'ultima ora, ma il prodotto finale dell'evoluzione di un personaggio che nasce nel 2010, con quell'Husky Harris un po' tracagnotto rappresentato da Husky (ma guarda un po') The Pig nella Fun House. Un personaggio che è passato per il leader del culto che urlava "Follow The Buzzards", poiane delle quali è rimasta soltatnto Mercy nella sua scatola. Con il costante ricordo della Sister Abigail amata sorella dell'Eater of Worlds, ormai niente più di un sinistro fantoccio. Come si dice in questi casi? Nine years in the making, folks. Abbastanza per essere "pronti" per un titolo del mondo.
In secondo luogo, anche se fosse uscito da un cilindro piazzato sul ring ad aprile di quest'anno...perché non sarebbe pronto? E' un personaggio che letteralmente spacca lo schermo, che ha già devastato Balor, Angle, Strowman e lo stesso Rollins. Perché aspettare che il suo personaggio, in mancanza dell'evoluzione naturale in campione assoluto, perda appeal e diventi stantio?
Preferireste questo (confessate, non abbiate paura perché è la verità) stantio Rollins?
Preferireste ancora Kofi Kingston? Che va bene, undici anni e blablabla, ma anche basta!
Preferireste di nuovo The Franchise Opportunist Brock Lesnar per vedere il titolo una volta ogni due mesi?
No.
Assolutamente no.
Bray Wyatt non era pronto per il titolo il giorno in cui ha messo piede sul ring. Ha aspettato, ha sofferto, è cresciuto. Si è reinventato costantemente come meglio è riuscito solo a Chris Jericho. Ed ora è più che pronto. The Fiend è pronto. Come lo è il pubblico che continua a sperare in qualcosa di diverso, di nuovo.
Resta da vedere se la WWE è pronta per The Fiend.
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